La Kolkwitzia amabilis, conosciuta anche come “arbusto delle perle”, è una pianta ornamentale che merita un posto d’onore nei giardini primaverili. Originaria della Cina, fu introdotta in Europa agli inizi del Novecento e da allora ha conquistato gli appassionati di giardinaggio con la sua fioritura spettacolare: il suo nome, assegnatole dal botanico Paul Graebner, che la descrisse ufficialmente nel 1901, rende omaggio al collega tedesco Richard Kolkwitz (1873–1956), specialista in ecologia acquatica… anche se questa pianta, come vedremo, non ha nulla a che vedere con l’acqua.
In questo periodo – tra inizio maggio in fondovalle, poco più avanti a quote più elevate – la Kolkwitzia si copre letteralmente di piccoli fiori rosa campanulati, bordati di bianco, che creano una cascata leggera e profumata. Ma la sua bellezza non è solo nei fiori: anche il portamento naturalmente arcuato dei rami, appena ricadente, contribuisce al suo fascino romantico e un po’ retrò. Nonostante il suo aspetto delicato, è sorprendentemente resistente: tollera bene il freddo, la siccità moderata e persino l’inquinamento urbano. Inoltre, un tempo era molto in voga nei giardini dell’Europa orientale e del Nord America, tanto da essere considerata una pianta “di moda” tra gli anni ’30 e ’50: dopo un periodo di oblio, sta tornando protagonista grazie al crescente interesse per le piante vintage e a bassa manutenzione.
La nostra “Pink Cloud” è una cultivar selezionata per la sua fioritura particolarmente intensa: i suoi fiori sono di un rosa più profondo rispetto alla specie tipica, con una gola interna leggermente giallastra, ed è molto apprezzata per l’effetto scenografico che crea a primavera inoltrata, quando si ricopre di una vera e propria nuvola di fiori. L’abbiamo scelta come pianta della settimana perché, come la specie madre, è resistente, facile da coltivare e ideale per siepi o bordure: è resistente al freddo e può adattarsi bene anche ai giardini di montagna, purché non si trovi in zone troppo esposte a gelate tardive molto intense. Resiste generalmente fino a circa -20 °C, il che la rende adatta anche in contesti alpini fino a 800-900 metri di altitudine, purché piantata in una posizione soleggiata e riparata dal vento. Insomma: una pianta dal fascino delicato, non banale, ma adatta anche al nostro clima.
In questo post ti forniamo, come di consueto, qualche breve consiglio per prendertene cura:
- Esposizione: preferisce una posizione in pieno sole, dove sviluppa una fioritura più abbondante e vistosa. Tollera anche la mezz’ombra, ma in condizioni di luce ridotta la fioritura può risultare meno intensa. In montagna, scegli una zona soleggiata e riparata dai venti freddi, magari accanto a un muro o siepe protettiva.
- Rusticità: molto rustica, resiste fino a -20 °C. Ideale per zone collinari e montane fino a 800-900 metri di altitudine, a condizione che sia ben esposta al sole. Soprattutto nel giardino di montagna, ricorda che uno strato di pacciamatura alla base della pianta può aiutare a proteggere le radici dal freddo!
- Coltivazione in vaso: possibile solo per brevi periodi o in grandi contenitori. La sconsigliamo nel lungo termine, poiché a dispetto del suo aspetto delicato è un arbusto che ama espandersi. Richiede substrato ben drenato e rinvasi ogni 2-3 anni.
- Sesto d’impianto: come esemplare isolato, vi consigliamo di lasciare almeno 150 cm intorno alla pianta per valorizzarne la forma arcuata. Per un effetto più compatto o la creazione di una siepe o bordura bassa e densa, potete ridurre la distanza a 100-120 cm tra una pianta e l’altra.
- Terreno: poco esigente, preferisce un substrato fresco, ben drenato, moderatamente fertile, e tollera suoli calcarei, sabbiosi o moderatamente argillosi. Da evitare sono i suoli troppo compatti o quelli soggetti a ristagni d’acqua.
- Irrigazione: in fase di attecchimento irrigare regolarmente evitando accuratamente i ristagni. Trascorso il primo anno dall’impianto, è una pianta che si arrangia con le precipitazioni… tollera infatti anche brevi periodi siccitosi, ma ovviamente non disdegna irrigazioni saltuarie in estate se il clima è molto secco.
- Fertilizzazione: anche da questo punto di vista, la Kolkwitzia è davvero poco esigente. Valutate se somministrare un concime granulare a lenta cessione per arbusti da fiore (non quello per acidofile) alla ripresa del periodo vegetativo in primavera. In autunno può essere utile l’aggiunta di compost maturo o letame ben decomposto intorno alla base.
- Potatura: subito dopo la fioritura (a fine primavera, di norma a giugno inoltrato a seconda dell’altitudine) potresti rimuovere i rami vecchi alla base, accorciando quelli troppo lunghi o disordinati. Da evitare, invece, potature drastiche in inverno, giacché la Kolkwitzia fiorisce sui rami dell’anno precedente.
Ebbene, leggendo questi suggerimenti ti sarai reso conto di come la Kolkwitzia potrebbe essere l’arbusto da fiore perfetto per il tuo giardino, anche se abiti sull’Altopiano della Paganella o in Val di Cembra! A noi piace molto perché il suo aspetto romantico, il colore tenue della sua fioritura e il suo portamento ricadente celano in realtà una pianta resistentissima e a bassa manutenzione. Insomma, una pianta dal fascino retrò, ma davvero non banale! Vieni a scoprirla questa settimana in Floricoltura…